28 agosto 2012

Paesaggio

Primo esercizio del fotografo è ritrarre il paesaggio.

L'odore acre dell'erba secca gialla, ocra, marrone.
La Terra incolta a perdita d'occhio, barbara ed arsa dal sole selvaggio.
In mezzo ad essa la Terra arata, dissodata, sottratta all'incuria e quel lavoro custodito con muretti a secco arrangiatissimi, che mescolano memorie di Berlino e di Nuraghe.

In mezzo all'oceano di Terra un fiume avanza come un serpente e - sull'ansa dove l'acqua rifluisce più lentamente - una teoria di papere va tracciando una scia misteriosa per il canneto.
Poco più in là un solo preciso colpo di spazzola venuto da nord ovest pettina la pineta, inclinando nello stesso verso i tronchi degli alberi secolari.

Dove la vista perde il fuoco, un'idea di Mare cobalto sul quale si sfoga Maestrale.

Liggiù solleva bianchissimi spruzzi e creste di onda.
Poi la corsa sulla sabbia in una nuvola di polvere.
Lo si vede tuffarsi nei cespugli tra i cardi, scuotendoli ed afferrandoli a ciuffi.
Nella pineta mescola l'odore di resina alla salsedine, al mirto, al carrubo e quest'alchimia pregiatissima arriva alle narici di chi, in piedi davanti a tutto questo, è intento a fotografare.

Se non si resta a bocca aperta davanti alla Sardegna, non lo si rimarrà neanche altrove.

Dedicato ai minatori del Sulcis
che rinunciano per protesta a tutto questo
in cambio della pancia buia della miniera.

17 agosto 2012

Sperpero

Ho venduto i gioielli che mi aveva lasciato mia madre per pagare qualche rata di mutuo.
Come una tossica, ho rubacchiato di nascosto dalla pensione di mio padre quando gli strozzini mi venivano a cercare.
Ho svolto il mestiere di strada per mantenere i figli agli studi.
Perfino un rene mi son fatta levare per garantirgli le cure mediche.

Li ho lasciati insediarsi con i lori macigni di cemento nel blu intenso di Taranto e di Bagnoli.
Li ho osservati vomitare incuranti per anni scarichi gialli e marroni nel Sarno e nel Volturno.
A mani nude ho aiutato le loro ruspe a sventrare la mia terra, dal Sulcis alla Val d'Agri.
Ho impastato tutto il cemento che hanno colato da Scalea a Diamante, e poi sui templi di Paestum e Agrigento.

Quando volevano andarsene, li ho supplicati di tornare a renderci ancora l'aria irrespirabile ad Aversa e ad Augusta.
Di continuare a raffinare petrolio nel golfo di Milazzo.
Di restare a vessarci a Pomigliano e Termini Imerese.

Oggi mi scopro straniera alla mia vita, immigrata nella mia Terra.

9 agosto 2012

Elogio della Sconfitta

Elogio della Sconfitta che scarica la Campionessa dalla pressione e la riporta al livello degli altri esseri umani.
Elogio della Sconfitta che riaccende la fame di vittoria nel Fenomeno e intanto premia lo sforzo e la tenacia degli inseguitori.
Elogio della Sconfitta per manifesta inferiorità, che almeno traccia in maniera chiara la strada verso il miglioramento.
Elogio perfino della Sconfitta più amara, quella di un'inezia, che però è evidenza del fatto che si sono raggiunti livelli di eccellenza.

Alex, invece, della Sconfitta ha Terrore.
La fugge, non la prende in considerazione, teme quasi che quella, insieme all'oro olimpico, gli possa scippare una fetta della sua stessa persona.
Lui che le strade del mondo le ha percorse tutte, si lascia tentare e sceglie quella sbagliata.

Non ne uscirai così, Alex.
Ritirarsi non risolve il problema, anzi finisce per innescare il vortice in cui stanno già danzando la Depressione e la Solitudine.
Questa è una storia che purtroppo già conosciamo.

Ti auguro la Sconfitta, Alex.
Ti auguro la forza di andare a stanarLa, la voglia di allenarsi per evitarLa, la serenità di chi sa di aver dato fondo alle proprie energie.
Ti auguro la voglia di continuare a qualsiasi livello per il solo gusto di misurarti con te stesso, senza ricorrere a nessun trucco, stavolta.

Iniziare sarà sicuramente la parte più difficile; poi basterà solo mettere un piede in fila all'altro.
E tu, in questo, sei il migliore al Mondo.