24 giugno 2012

Onomastico



April entra nel suo nuovo ufficio.

Quattro scrivanie in finto legno formano due angoli retti in mezzo alla stanza.
Odore di detersivo al limone non ancora evaporato.
Cerca il suo nome sul segnaposto al bordo di ogni tavolo e non lo trova.
Lo cerca di nuovo e alla fine lo riconosce.
Allora sprofonda nella poltrona in finta pelle corrispondente, senza neanche levare il telo di plastica di copertura, con un nodo in gola che sta per soffocarla.

Come se ti chiamassi Giovanni.
Anzi, come se tu fossi proprio Giovanni, lo fossi sempre stato, ancor prima del concepimento: eri Giovanni già nella mente di tuo padre da ragazzino.
Come se quel nome fosse stato per te un abito di sartoria, qualcosa che ti spiega agli altri quando lo dici:"Io sono Giovanni", senza dover aggiungere altro.

Per quel motivo ti sei difeso dai nomignoli, hai evitato accuratamente i vezzeggiativi, hai sradicato ogni forma di contrazione e di storpiatura prima che attecchisse.
Non sei tu Gianni né Johnny né Vannino.

Poiunbelgiorno entra nel tuo ufficio un dirigente, un superiore, uno che nemmeno conosci e ti dice che hai fatto carriera, da oggi ti occuperai delle relazioni con i paesi orientali.
Che naturalmente si aspetta da te la massima capacità di integrarti ai loro usi e costumi.
Che "...dovrai essere uno di loro in tutto e per tutto: una spia in territorio nemico..".
Tu, sia pure con sforzo, sorridi.
E quando è già sulla porta, aggiunge "Naturalmente a iniziare dal nome: da oggi tu sei..." e aggiunge una cosa incomprensibile, che ti devi far ripetere per segnartela su un bloc-notes.

Questo pensa - nella sua lingua - April, fino a ieri Liu San He, nei suoi primi minuti da responsabile commerciale per l'Europa e gli Stati Uniti.

9 giugno 2012

Liberaci dal Male


La parte peggiore di me, se cercata, si nasconde.
Poi resta nel buio con l'orecchio teso, come un animale nella crepa del muro, finché non si ritiene fuori pericolo.

La parte peggiore di me non si assume responsabilità e scarica le sue colpe.
Quando inguaia l'altro non si cura della sua sorte, ma resta intenta a godersi il proprio sollievo.

La parte peggiore di me, chiamata per nome, non risponde.
Non riesce a balbettare nemmeno una parola elementare come: "Eccomi".
Se proprio costretta, percorre le vie agevoli dell'insulto gratuito e dello sminuimento del prossimo.

La parte peggiore di me non attende eventi particolari, piuttosto cerca il modo di sottrarsi ad essi prima che accadano, come il pugile che vuol schivare il colpo dell'avversario provando a decifrarne l'intenzione dallo sguardo.

D'altronde cos'è il Male, se non la sistematica volontà di sottrarsi all'occasione di essere migliore?