13 ottobre 2011

Revoca

Le pareti del corridoio restituiscono l'eco dei miei passi mentre avanzo nel buio della casa vuota: vuota del profumo di cibo in cottura, vuota delle urla dei bambini che litigano, vuota delle impronte del cane sul divano.
Nessuna di queste cose c'è mai stata qui, ma adesso ho chiaro che non potranno neppure esserci, non in questo posto.

Pare di vedere le stanze, i mobili, l'illuminazione degli ambienti da un'altra, deforme, prospettiva.
La casa mi sta addosso come un maglione slabbrato che per affezione o pigrizia non riesco a mettere via.

Avevamo poco io e te.
Una cucina da completare ed uno sgabello su cui apparecchiare, l'uno in assenza dell'altro per via degli orari di lavoro.
Eppure non mi sono mai accorto di mangiare da solo.

Ora mi si sono asciugate le parole in bocca ed i pensieri in testa.
Quei pochi ancora in circolo mi dicono di aggrapparmi alla speranza che il tempo mi insegni a stare nella tua assenza.
Ma anche di rassegnarmi alla revoca del futuro che avevo immaginato.

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